art: Aldo Tromba
tecnica mista
“Se state pensando a Piero Manzoni siete fuori strada. L’acqua d’artista non ha in sé un elemento provocatorio quanto piuttosto un sottile aspetto grottesco e un gusto amaro; non vuole dimostrare che il processo artistico trasfigura qualsiasi oggetto giustificandolo con un atto creativo, quanto sottolineare come di tutto si può fare una merce, basta utilizzare il vestito giusto. Prende vita inizialmente da una riflessione legata al referendum per la privatizzazione della distribuzione dell’acqua, ma successivamente acquista la dimensione assoluta nella relazione con l’uomo e la società. Il corpo umano non è forse composto per circa il 70% da acqua? Allora l’uomo è acqua. L’uomo non ha forse un bisogno primario di acqua per la sopravvivenza? Allora essa appartiene alla comunità come il cielo, il mare, i fiumi ed è la comunità a doversene occupare. L’artista però ha il potere di metterci dentro tutto ciò che la mente può concepire. È qui che è più evidente il retrogusto amaro e la rivelazione delle contraddizioni della nostra società: l’acqua per ogni gusto; l’acqua che racchiude molti elementi della vita contemporanea: supereroi e chiesa, divi del cinema e luoghi mitici della musica, ma anche letteratura e sentimento, gioia o fortuna o lsd tutto disciolto dentro. L’acqua d’artista è quasi una pozione, come se in essa si possa ritrovare ciò che ognuno di noi ritiene importante per la propria identificazione all’interno del gruppo degli esseri viventi. Dunque una pozione come status symbol, già profondamente infangato nel mercato. Leggere bene le etichette aiuta a non sbagliare (tra edonismo e fantasia, tra cinismo e allegria c’è una gran bella differenza), ma se l’etichetta non ci fosse? Se il vestito del marketing si perdesse, allora come faremmo a scegliere l’acqua che fa per noi? Come faremmo a sapere chi siamo…” (Elisa Polimeni; storica ed esperta d’arte, curatrice)
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